Del dr. Mauro Pecchioli, medico medicina generale, impegnato da molti anni nella Lotta contro il fumo

Buongiorno dottore, ho 53 anni, ed ho iniziato a fumare a 13 anni, con degli amici un po’ più grandi che mi offrirono delle sigarette. Sento il bisogno di confidarmi con lei per riuscire finalmente ad avere risposte ai tanti problemi che mi porta la mia condizione di fumatore, problemi che non confesso a nessuno, ma che mi rassegno ormai da anni a portarmi dentro in silenzio ogni giorno.

1 Paziente. È vero che quando uno ha iniziato a fumare da adolescente fa più fatica a smettere?
Medico. Si, è vero..

2 P.  Perché?
M.  Perché durante l’adolescenza l’effetto di stimolo dei centri della gratificazione e del piacere da parte della dopamina stimolata dalla nicotina si incontra e si “sposa” saldamente con stati emozionali molto forti, unici perché al loro primo esordio nell’esistenza dell’individuo. Sono caratteristici della fase dello sviluppo emotivo di quella fase della vita.
Si crea un’associazione molto dura da sciogliere, tra il fumare e i successi sociali ritenuti, a torto, dovuti a quel comportamento. Il giovane resta convinto che quanto di positivo e di gratificante ha ottenuto sia dovuto solo grazie al suo apparire sulla scena sociale come fumatore.
In altre parole, la convinzione di apparire più interessante e attraente con la gestualità del fumare, senza conoscerne il perché, ovvero l’effetto chimico/farmacologico gratificante, artificiale, quindi “finto”, della nicotina, fa sì che il giovane resti aggrappato a quel comportamento che ha sperimentato vincente per il suo successo nella vita, nei rapporti con gli altri, e non lo molla, anche e soprattutto per la paura di venire a trovarsi poi senza la “piuma magica” dell’elefantino Dumbo. E non dimentichiamo che una volta instauratasi la dipendenza, staccarsi è ancora più difficile, anzi, impensabile, per le sofferenze date dall’astinenza.

3 P.  Ma non tutti gli adolescenti avranno bisogno di usare la “piuma magica” di Dumbo per trovare la loro serenità e il loro equilibrio. Ci sarà anche un fattore sociale, di appartenenza a gruppi sociali particolarmente disagiati e con scarsa cultura e scarsa capacità di elaborazione di soluzioni razionali ai vari problemi dell’inserimento nella società tipico dell’età adolescenziale. Perché uno deve per forza scegliere di fumare per sentirsi accettato dalla comunità in cui vive?
M. Certamente, delle situazioni di forte disagio psicologico, facilmente più accentuato durante il quasi sempre difficile inserimento sociale dell’adolescenza, possono essere condizioni che favoriscono la caduta nella “trappola” del fumo, sempre pronta e tesa nei territori grazie alla presenza tollerata, e sostenuta legalmente dalle istituzioni, dell’industria del tabacco.
C’è una bella storiella che aiuta a descrivere questa condizione.
Un bellissimo bruco era caduto dal ponte di una nave, di notte, durante una tempesta, e annaspava sulla superficie dell’acqua cercando di rimanere a galla per non affogare.
Quando il mare si calmò ed era spuntata la luna, all’improvviso vide galleggiare vicino a sé un grosso cilindro, un escremento uscito dagli scarichi della nave.
Malgrado la puzza e lo schifo che gli faceva, pensò che almeno poteva usarlo come scialuppa di salvataggio, e vi salì sopra, potendosi finalmente rilassare e distendere senza più affannare.
Quando fece giorno, con il sole che splendeva caldo nel cielo azzurro, si trasformò in crisalide, e verso mezzogiorno uscì fuori dal guscio sotto forma di una bellissima farfalla con delle ali grandi e variopinte.
A quel punto sarebbe stato pronto ad abbandonare quella puzzolente scialuppa e a volare libero alla ricerca di terraferma o di un’altra nave, ma decise di restare a vivere sull’escremento, a cui si sentiva profondamente legato da un debito di riconoscenza, perché quello gli aveva salvato la vita.
Questo è quanto accade a chi, in momenti critici della propria vita, stabilisce un rapporto di dipendenza, e si aggrappa alla sigaretta, all’alcol, al gioco, o a qualunque altra entità, puzzolente e schifosa, ma capace di farlo sopravvivere.

4 P.  Sui pacchetti di sigarette sono stampate diverse immagini e scritte che avvertono i fumatori di rischi per la salute, ma esattamente, quali sono tutte queste malattie provocate dal fumo?
 M.  Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il tabagismo è responsabile di circa 8 milioni di morti premature ogni anno, di cui circa 7 milioni sono attribuibili al fumo diretto e circa 1 milione al fumo passivo.
Le percentuali di incidenza delle malattie da tabagismo, divise in tumori, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, altre, sono le seguenti:

  • Tumori: il fumo è responsabile di circa il 22% di tutti i tumori, tra cui il 70% dei tumori del polmone, il 22% dei tumori della laringe, il 17% dei tumori della bocca, il 13% dei tumori della faringe e il 9% dei tumori della vescica. Non esiste comunque la certezza che esista un organo risparmiato dal cadere in preda ad un tumore in seguito al contatto con le circa 70 sostanze cancerogene, componenti del fumo, insieme ad altre circa settemila, quindi altri organi possono essere presi come bersaglio per tumori dal tabagismo.
  • Malattie dell’apparato respiratorio: il fumo è responsabile di circa il 75% di tutte le morti per malattie respiratorie croniche, tra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’enfisema e l’asma.
  • Malattie dell’apparato cardiovascolare: il fumo è responsabile di circa il 25% di tutte le morti per malattie cardiovascolari, tra cui l’infarto miocardico, l’ictus e l’ipertensione.

È importante notare che questi sono solo dati generali e che le percentuali di incidenza possono variare a seconda di fattori come l’età, il sesso, la storia familiare e le altre condizioni di salute.

5 P.  Se il fumo è così dannoso per la salute umana, allora perché lo Stato permette ancora di vendere sigarette?
M. È una domanda più che giusta: la può fare un bambino della prima elementare. Purtroppo l’industria del tabacco ha un forte potere di influenza sui politici, pertanto riesce a convincerli a non emanare leggi in suo sfavore, come divieti di fumo all’aperto in ambienti pubblici. Oltretutto ormai si sa che non esiste nemmeno una convenienza economica: lo Stato incassa ogni anno circa 14 miliardi di euro dalla vendita delle sigarette, ma ne deve spendere 26 per la diagnostica e la terapia delle malattie da tabagismo. Quando lo Stato avrà dei politici impermeabili al canto delle sirene dell’industria del tabacco, allora avremo leggi che convinceranno quell’industria a togliere le tende dal nostro Paese.

6 P.  Sui media i giornalisti, quando parlano delle sigarette chiamano  “vizio” l’abitudine del fumare. Quale è la differenza tra un vizio e una dipendenza?
M. Il vizio è soltanto  un comportamento ripetuto che può essere interrotto senza sofferenza da parte di un soggetto.

La dipendenza è una condizione medica caratterizzata da una compulsione irrefrenabile a consumare una sostanza o a praticare un comportamento, nonostante le conseguenze negative. La dipendenza è caratterizzata da tre sintomi principali:

  • Tolleranza: la necessità di consumare sempre più sostanza o praticare sempre più il comportamento per ottenere lo stesso effetto.
  • Astinenza: sintomi fisici e psicologici negativi che si verificano quando si interrompe il consumo della sostanza o la pratica del comportamento.
  • Perdita di controllo: la persona non è in grado di controllare il proprio consumo della sostanza o la pratica del comportamento.

Nel caso del fumo, si tratta principalmente di una dipendenza da nicotina. La nicotina è una sostanza psicoattiva che ha effetti stimolanti e rilassanti. Può provocare dipendenza anche a basse dosi.
Le persone che fumano spesso iniziano a farlo per curiosità o per imitazione. Tuttavia, una volta che si diventa dipendenti dalla nicotina, è molto difficile smettere.
Ci sono tre cose che rappresentano bene il concetto di dipendenza:

  • l’ardiglione di un amo da pesca, una specie di contropunta in cima alla punta dello stesso amo, che impedisce all’amo di uscire dai tessuti nei quali si è conficcato,
  • la nassa, un tipo di rete, sempre utilizzata nella pesca, nella quale è facile entrare ma dalla quale non si esce, per la geometria della rete.
  • l’idea di un vestito che, indossato, fa tutt’uno con la pelle e diventa impossibile da togliere, perché provocherebbe sofferenze indicibili strappando la pelle.

7 P.   Ho sentito parlare di Centri Antifumo. Che cosa sono?
M.    Sono strutture, pubbliche o private, dove un fumatore può trovare aiuto terapeutico per liberarsi dalla dipendenza dalla nicotina.
Teniamo di conto di alcune considerazioni.

  1. Al centro antifumo si rivolge un fumatore che è giunto ad una forte consapevolezza di avere bisogno di smettere di fumare, e che non riesca a farlo da solo.
  2. Generalmente sono gratuiti come servizi, almeno quelli pubblici e i privati gestiti da ONG.
  3. Le terapie farmacologiche sono a pagamento, perché non sono rimborsate dal SSN, e non hanno nemmeno  un costo basso. Dunque, smettere di fumare con farmaci costa.
  4. Malgrado il nome, i centri antifumo non sono in grado di eliminare il tabagismo in una società che continua a vendere sigarette e a lasciare libera la promozione del fumo nei giovani attraverso messaggi di vario tipo sui media e nella realtà pubblica sociale. In poche parole, mentre un centro antifumo può arrivare col tempo a dimettere un fumatore liberato dalla dipendenza, un numero imprecisato di nuovi soggetti non fumatori sono stati catturati dall’industria del tabacco, in un giro infinito che non porrà mai fine al tabagismo.

8 P.  Che probabilità di smettere ha un fumatore che si affidi ad un centro antifumo?
M.
     Alcuni studi hanno rilevato che le persone che hanno partecipato ad un programma di cessazione del fumo di 12 settimane, che includeva terapia comportamentale e farmaci, avevano una probabilità di successo che andava dal 50 a circa il 60% a 12 mesi. Quindi, dopo un anno dal trattamento, solo 5 o 6 fumatori su 10 trattati riescono ancora a non fumare.

9 P.    Ma è possibile smettere di fumare da soli, cioè liberarsi dalla dipendenza dalla nicotina senza ricorrere a farmaci o strutture mediche?
M.      Certamente, devi solo superare tutti i sintomi di astinenza causati dall’assenza della sostanza che ti ha portato alla dipendenza, e smettere di credere di essere figo con la sigaretta ostentata in pubblico.. La nicotina è una sostanza molto potente nel creare dipendenza, e quando smetti di fumare, potresti sperimentare una serie di sintomi, tra cui nervosismo, ansia, irritabilità e difficoltà di concentrazione. Questi sintomi sono temporanei e di solito si attenuano entro poche settimane.

Occorre organizzarsi per affrontare questo “guado” difficile, molto difficile, per arrivare sulla sponda dei non fumatori, ma non è impossibile. Conosco persone che lo hanno fatto, ed io stesso ho cessato da un giorno all’altro, ai miei 33 anni,  dopo otto anni trascorsi fumando circa 15 sigarette al giorno. Improvvisamente ho realizzato che non avevo più bisogno di quell’abitudine, ed ho deciso di appendere ad un chiodo l’ultimo pacchetto aperto, e gettare nella spazzatura i pochi altri nuovi ancora da aprire, e mi sono sentito straordinariamente bene nel prendere quella decisione quarant’anni fa

10 P.     Come posso trovare informazioni veritiere e attendibili  in Internet, sul problema del tabagismo?
M.          In italiano il sito maggiormente impegnato a fornire informazioni autorevoli è certamente https://www.tabaccoendgame.it/, sottoscritto da società scientifiche e anche da singoli cittadini.
Sul sito si legge tra le altre cose: “Tobacco endgame è anche un insieme di strategie volte a cambiare in modo permanente le dinamiche strutturali, politiche e sociali che sostengono l’epidemia del tabacco, allo scopo di por fine ad essa.”
Sul social Facebook si può fruire dei dati pubblicati sulla Pagina “Vogliamo la fine del tabagismo”, che curo personalmente sulla base della mia esperienza di 13 anni sul problema: https://www.facebook.com/vogliamolafinedeltabagismo?locale=it_IT

11 P.    Mi tolga una curiosità, dottore, il fumo di sigaretta è un gas, un liquido o un solido?
M.   Esiste un sermplice esperimento casalingo per arrivare a farsi un’idea dello stato fisico del fumo. Si prende un bicchiere pulito con fondo piatto, si accende una sigaretta e si fa salire il fumo sotto al fondo esterno del bicchiere, tenendovelo vicino. La gran parte del fumo sfuggirà nell’aria, ma quella parte che andrà a sbattere contro il vetro del bicchiere, quando la sigaretta sarà completamente consumata, farà capire che cosa è fisicamente. Basta rovesciare il bicchiere per arrivare a vedere una raccolta giallastra-marrone di un olio dall’odore molto acre, unto al tatto. Dunque il fumo di sigaretta è una sospensione di microscopiche gocce di olio in aria. La ricerca ci dice che contiene circa 7000 sostanze, di cui 250 sono tossiche, 70 cancerogene.

12 P.     Vede, dottore, alcune volte ho pensato che se non vendessero più le sigarette arriverei sicuramente a liberarmi dal fumo, volente o nolente. Ma mi dica, come si spiega che ci sono fumatori che arrivano ad età considerevoli, novantenni, anche centenari, e non hanno nessuna malattia da tabacco?
M.   È possibile che alcune persone che fumano possano raggiungere età considerevoli senza subire o mostrare danni da tabagismo, ma questo è dovuto a una combinazione di fattori genetici, legati allo stile di vita e alla quantità e durata del fumo. In ogni caso la ricerca ci dice che su tre fumatori, due subiscono danni, anche mortali, uno rimane illeso. Dunque si può concludere che fumare è come giocare alla roulette russa: un revolver con un tamburo munito di tre alloggiamenti, con due  pallottole inserite ed un alloggiamento vuoto; si ruota il tamburo e si punta alla testa. Chi può avere la certezza che gli capiterà l’alloggiamento senza pallottola?

Non vale la pena divertirsi così stupidamente a sfidare la sorte per mettere a repentaglio in maniera irreversibile la propria salute e la vita.

13 P.    Ho sentito dire che un fumatore che smette di fumare, dopo qualche anno tornerà ad avere la stessa probabilità di ammalarsi di un non fumatore. È vero?
M.   Diciamo che in ogni caso smettere di introdurre nel sangue 7000 sostanze estranee al nostro organismo, complete di cancerogeni e tossici, porta sicuramente ad un miglioramento delle condizioni di salute. Occorre però tenere presenti i danni irreversibili che porta il fumo:

  • Danni al DNA: Il fumo può danneggiare il DNA delle cellule, aumentando il rischio di cancro.
  • Danni ai polmoni: Il fumo può danneggiare i polmoni, causando malattie respiratorie come la bronchite cronica e l’enfisema.
  • Danni ai vasi sanguigni: Il fumo può danneggiare i vasi sanguigni, aumentando il rischio di malattie cardiache e ictus.
  • Danni ai denti: Il fumo può macchiare i denti e aumentare il rischio di malattie gengivali.

È importante notare che questi danni possono verificarsi anche in persone che fumano solo per un breve periodo di tempo.

14 P.     Dottore, si sente spesso dire da chi sostiene che ognuno deve essere lasciato libero di scegliere sulla propria vita quello che gli pare, che i fumatori sono i responsabili del proprio male, perché continuano a comprare le sigarette, dunque con questo ragionamento l’industria scarica la colpa dei danni del tabagismo sui suoi clienti. Ma se chi fuma lo fa perché spinto dalla dipendenza chimica, e non può farne a meno, come fa ad essere in grado di compiere la scelta di continuare, quando piuttosto è costretto a farlo perché ha accettato di abboccare ad un amo che gli si è conficcato nella carne e può essere estratto solo a costo di sofferenze indicibili?
M.   Infatti, diciamo che ti sei già dato la risposta. Oltretutto, viene da chiedersi se i tabaccai sono abitanti di questo Pianeta o ci vengono ogni giorno con astronavi provenienti da un’altra galassia. Come fanno a tollerare per esempio di camminare su marciapiedi tappezzati di cicche che i loro clienti gettano senza pensare alle conseguenze sull’ambiente. Se almeno i tabaccai affiggessero nei loro negozi dei cartelli che invitassero i fumatori a non fumare in presenza di minori e a non gettare cicche e pacchetti vuoti dovunque si trovino, dimostrerebbero di tenerci alla salute dei territori in cui operano.

15 P.     Dottore, un’ultima domanda. Quando sentiamo di progetti di divieto di fumare per esempio all’aperto in ambienti pubblici, come nei parchi, alle fermate degli autobus, sulle banchine delle stazioni, sulle spiagge, molti fumatori, ma anche non fumatori, insorgono con molta veemenza ed iniziano ad agitare lo spettro del proibizionismo. Che gliene pare?
M.   Il proibizionismo è stato un fenomeno sociale manifestatosi negli Stati Uniti d’America nei primi del 1900. Proibire, vietare, non è proibizionismo. Allora occorrerebbe abolire il rosso dal semaforo, i cartelli di divieto di accesso, di sosta, le sbarre dei passaggi a livello, e tutte le altre mille regole che ogni società si dà attraverso le leggi concordate per ottimizzare la vita sociale di tutti i giorni. Vietare un comportamento che porta uno Stato a perdere ogni anno 12 miliardi di euro, togliendogli risorse impiegabili in servizi utili alla collettività non è proibizionismo, ma un atto che i responsabili di una comunità si assumono l’onere di far diventare legge a favore del miglioramento delle condizioni di vita di tutti.

16 P.     Scusi, dottore, mi permetta un’altra domanda, importante credo. Che mi dice delle sigarette elettroniche?
M.   La sigaretta elettronica è stata inventata da un farmacista ossessionato dalla intensa dipendenza dalla nicotina. Era nata con lo scopo di aiutare i fumatori ad uscire dalla dipendenza scalando le dosi di nicotina fino a non sentirne più il bisogno. Il commercio poi se ne è impadronito, trasformando uno strumento di cura in un affare dai guadagni miliardari. Siamo arrivati oggi addirittura al punto assurdo che alcuni adolescenti chiedono la sigaretta elettronica per il loro compleanno, malgrado sia provato che rappresenta un primo passo per poi saltare al fumo. Alcuni ricercatori sono arrivati a giudicare che le sigarette elettroniche e quelle con tabacco riscaldato, quindi contenenti in ogni caso nicotina, inducente dipendenza, sarebbero dieci volte meno dannose per la salute rispetto alle sigarette tradizionali. Ragionando da giudice, assolveresti un imputato accusato di avere ucciso solo una persona e condanneresti chi ne ha uccise dieci? Nemmeno per sogno. L’industria del tabacco propaganda questa mossa come un passo avanti alla ricerca del minore danno, ma per una società di persone civili, riguardo ad una moda inutile, utile solo a far fare soldi ad una industria delinquenziale, non è ammissibile il minor danno, il danno NON DEVE ESISTERE, trattandosi solamente di una moda voluttuaria, non essenziale e non vitale.

Dunque la sigaretta elettronica deve essere utilizzata solo a scopi terapeutici, come hanno decretato in Australia, dove proprio lo scorso anno hanno vietato l’uso ludico di qualsiasi tipo di sigaretta elettronica.