Da molti anni è possibile trattare le aritmie con la procedura di Ablazione, (in pratica l’eliminazione), mediante un elettrocatetere introdotto attraverso una vena fino alle cavità cardiache. In sala di Elettrofisiologia viene effettuata una mappatura delle cavità atriali o ventricolari, per verificare la sede dell’anomalia responsabile dell’aritmia, ben visualizzabile sullo schermo a colori del computer. Una volta individuata, viene applicato un impulso che genera calore (Ablazione con radiofrequenza) oppure freddo (Crioablazione) nella stessa sede, in modo da bloccarne il funzionamento ed eliminare l’aritmia. La procedura è solitamente ben tollerata e oggi è possibile effettuarla anche senza monitoraggio con raggi X. Il rischio di complicanze è di solito modesto.
Fibrillazione atriale
La Fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia più frequente nei pazienti con Cardiomiopatia, favorita dalla eventuale dilatazione della cavità atriale sinistra (e talvolta anche destra) e dall’età del paziente. La FA è infatti più frequente nei soggetti con età superiore a 50 anni anche nella popolazione generale. Inizialmente si presenta in forma parossistica (cioè inizia e poi passa spontaneamente), ma per ripristinare il ritmo può essere necessario una terapia con farmaci antiaritmici, di solito per via endovenosa, oppure una Cardioversione elettrica (in anestesia di breve durata).
Oltre 20 anni fa venne scoperto che la Fibrillazione atriale poteva originare da una zona dell’atrio sinistro dove sboccano le vene polmonari (le vene che raccolgono il sangue passato attraverso i polmoni per ossigenarsi). E’ quindi allo sbocco delle vene polmonari che viene effettuata la procedura di ablazione. Talvolta deve essere ripetuta dopo alcuni mesi, se la FA recidiva.
I risultati sono di solito buoni, ma dipendono dall’età del paziente, dalla completezza dell’intervento e dalle dimensioni degli atri, in particolare il sinistro. Se è troppo dilatato la probabilità di successo diminuisce. In ogni caso alcuni pazienti necessitano ancora di farmaci antiaritmici ed anticoagulanti anche dopo l’ablazione.
Flutter atriale
Oltre 40 anni fa venne scoperto che il Flutter atriale dipendeva da un’anomalia non nell’atrio sinistro, ma nel destro, di solito intorno allo sbocco della vena cava inferiore (che raccoglie il sangue dalla parte inferiore del corpo). La procedura di ablazione in questi casi è più semplice ed ha una maggiore probabilità di successo.
Tachicardia parossistica sopraventricolare (TPSV)
Questa aritmia, che si può presentare in tutte le età (anche in età fetale !!) può avere origine da una piccola porzione di tessuto che va in “cortocircuito” e si trova di solito alla giunzione fra gli atri e i ventricoli, ma anche in altre sedi che vanno accuratamente individuate. Nell’adulto la TPSV ha una frequenza cardiaca di circa 150 battiti al minuto, raramente più veloce. Il risultato dell’ablazione è ottimo nella maggioranza dei casi.
Extrasistoli ventricolari
In alcuni pazienti le extrasistoli (battiti prematuri, cioè anticipati) sono molto frequenti, e non sono solo fastidiose, mettendo in allarme il paziente, che le avverte quando è in riposo o durante la notte, ma possono anche costituire un problema. Se hanno tutte lo stesso aspetto all’ECG (ed ECG dinamico per 24 ore) si dicono “monomorfe”. In questi casi, quando superano il 5-10% dei battiti totali nelle 24 ore, la sede di origine può essere individuata e quindi possono essere cancellate con l’ablazione, con una buona probabilità di successo.
Tachicardia ventricolare sostenuta (TVS)
Questa aritmia è importante perché se la sua velocità è elevata, solitamente intorno a 200 battiti al minuto, determina dopo alcuni secondi la perdita di coscienza (sincope) e può degenerare in Fibrillazione Ventricolare (FV), e di conseguenza nell’arresto cardiocircolatorio. E’ uno dei meccanismi con cui i pazienti con Cardiomiopatia possono purtroppo morire improvvisamente, se non rianimati in tempo. Se è presente un Defibrillatore (ICD), può essere riconosciuta e cardiovertita dall’ICD con una scarica elettrica. In ospedale o in ambulanza d’emergenza può essere anche interrotta con la somministrazione di farmaci antiaritmici per via endovenosa e/o con Cardioversione elettrica esterna (DAE)
In alcuni casi la TVS può anche avere una frequenza più lenta (130-150 battiti al minuto) ed essere ben tollerata per alcune ore. Può cessare sia con farmaci antiaritmici per via endovenosa che con la Cardioversione elettrica. In questi casi l’ICD non può intervenire perché la sua frequenza cardiaca è troppo bassa per essere riconosciuta.
L’ablazione della TVS è una procedura complessa, che nei pazienti con Cardiomiopatia si consiglia di eseguire in Centri d’eccellenza con grande esperienza e tecnologia avanzata.
Mappaggio durante ablazione