Un farmaco in grado di bloccare un difetto genetico che provoca la Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro ha superato con successo il test di laboratorio e sta per passare al test animale prima di arrivare alla sperimentazione umana. La buona notizia, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Cell Stem Cell, è stata annunciata da due ricercatori italiani, Alessandra Rampazzo del Dipartimento di biologia dell’Università di Padova e Fabio Rossi lo scienziato che ha fondato il Rossi Laboratory all’interno della University of British Columbia, a Vancouver in Canada.

La collaborazione a distanza fra i due ricercatori italiani ha portato alla messa a punto di un farmaco che blocca la formazione di fibrosi, cioè di zone dove le cellule del cuore vengono sostituite da tessuto cardiaco fibroso, causata dalle alterazioni delle proteine difettose che formano tengono legate le cellule fra loro. Le cicatrici fibrose che si formano interrompono la normale conduzione degli impulsi elettrici e sono la causa delle aritmie e, nei casi più gravi di arresto cardiaco per tachicardia o fibrillazione ventricolare. Queste aritmie avvengono per lo più nei pazienti giovani, soprattutto in quelli che praticano intensa attività sportiva. Ancora oggi non esiste una terapia efficace che eviti l’insorgenza ed il progressivo peggioramento di questa malattia, favorito dalla intensa attività fisica sia in allenamento che in gara.

La morte di giovani calciatori e tanti altri sportivi, come Piermario Morosini del Livorno, Antonio Puerta campione del Siviglia e Davide Astori, poteva essere evitata solo dall’impianto di un defibrillatore (ICD) e dall’interruzione dell’attività sportiva.

Nei pazienti con Cardiomiopatia aritmogena che presentano gravi aritmie recidivanti, può essere utile anche procedere all’ablazione del tessuto fibro-adiposo, nella zona dove hanno origine le aritmie, identificata mediante uno Studio elettrofisiologico. Molto rari sono poi i pazienti con manifestazioni aritmiche più gravi e resistenti alle terapia, che sono costretti al Trapianto cardiaco.

I buoni risultati della sperimentazione in vitro del farmaco lasciano sperare che i due ricercatori possano essere sulla buona strada.