Rivoluzione gliflozine, da cura per il diabete a farmaci salvavita
di Francesca Conti
Come sono nate le gliflozine e perché hanno sorpreso i ricercatori
Le prove cliniche che hanno cambiato la storia dello scompenso cardiaco
Ma durante gli studi clinici è emerso qualcosa di completamente inaspettato. I ricercatori hanno iniziato a notare benefici che non avevano nulla a che fare con il diabete. I grafici parlavano chiaro: questi farmaci stavano proteggendo il cuore in modo straordinario e funzionavano anche nei pazienti che non avevano il diabete.
Due studi fondamentali, DAPA-HF e EMPEROR-Reduced, hanno dimostrato una riduzione drastica del rischio di peggioramento dello scompenso cardiaco e morte cardiovascolare. Le prove erano tali che nel giro di pochissimo tempo le gliflozine sono diventate il “quarto pilastro” della terapia dello scompenso cardiaco, affiancandosi a farmaci usati da decenni come gli ACE-inibitori, i beta-bloccanti e gli antagonisti dei mineralcorticoidi.
Le linee guida europee del 2021 hanno assegnato agli SGLT2-inibitori una raccomandazione di Classe I, il massimo livello di evidenza scientifica. Un riconoscimento che ha cambiato la pratica clinica in tutto il mondo. La vera rivoluzione doveva ancora arrivare. Per decenni, circa la metà di tutte le persone con insufficienza cardiaca ed una forza di pompa del cuore normale, la cosiddetta ‘Insufficienza cardiaca con funzione preservata’ non aveva una cura che funzionasse davvero. Si trattava di pazienti il cui cuore si contrae bene ma è troppo rigido per riempirsi di sangue come dovrebbe. Un problema enorme, per cui semplicemente non esistevano soluzioni efficaci.
Il beneficio nelle forme di scompenso con funzione preservata
Perché agiscono così velocemente: il periodo vulnerabile
I benefici renali: un effetto protettivo senza precedenti
Una nuova frontiera: proteggere il cuore durante la chemioterapia
Come fanno le gliflozine a produrre tutti questi benefici? Il meccanismo d’azione completo è ancora oggetto di studio, ma gli scienziati hanno identificato diversi effetti: la riduzione del sovraccarico di liquidi, l’effetto antinfiammatorio, il miglioramento energetico e la riduzione dell’attivazione del sistema nervoso. Questi meccanismi lavorano in sinergia per proteggere cuore e reni. La ricerca non si ferma e l’ultimo capitolo di questa storia è ancora più sorprendente. Studi recenti, incluso uno studio retrospettivo su oltre 95.000 pazienti e lo studio prospettico EMPACARD-PILOT, suggeriscono che le gliflozine possano prevenire il danno al cuore indotto da chemioterapici, con una riduzione dell’88% dell’incidenza di disfunzione cardiaca in pazienti trattati con doxorubicina, un farmaco comune nella terapia antitumorale. È una frontiera ancora da esplorare completamente e soprattutto da confermare, ma incredibilmente promettente per i pazienti oncologici, che spesso devono affrontare il difficile dilemma tra curare il cancro e proteggere il cuore.
Il problema dell’inerzia terapeutica e la prescrizione in Italia
Perché queste informazioni sono importanti per i pazienti
La storia delle gliflozine ci insegna qualcosa di fondamentale: la scienza può riservare scoperte inattese che trasformano radicalmente la nostra comprensione delle malattie. Un farmaco nato per il diabete si è rivelato un salvavita per milioni di persone con scompenso cardiaco e malattia renale.
Per i pazienti e i loro familiari, comprendere la scienza dietro queste terapie non è solo questione di curiosità. Significa avere gli strumenti giusti per dialogare con i medici, per partecipare attivamente alle decisioni sulla propria salute. Significa, in fondo, guardare al futuro non solo con speranza, ma con la certezza che l’andamento di queste condizioni può davvero essere cambiato in meglio.
Approfondisci le nuove terapie metaboliche
Accanto agli SGLT2-inibitori, un’altra classe farmacologica sta emergendo come strumento essenziale nella gestione integrata dei pazienti con rischio cardiometabolico: gli agonisti del recettore GLP-1.
Questi farmaci, inizialmente sviluppati per il trattamento del diabete, hanno dimostrato benefici significativi su obesità, controllo metabolico e prevenzione delle complicanze cardiovascolari. Una panoramica completa è disponibile nel nostro approfondimento dedicato.
