Sicurezza ed efficacia dei farmaci anticoagulanti di nuova generazione

Intervista alla Prof. Rossella Marcucci, direttrice Sod malattie aterotrombotiche dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi

di Laura d’Ettole

Cosa sono e a cosa servono gli anticoagulanti di nuova generazione? La farmacologia fa passi da gigante e negli ultimi dieci anni sono nati questi nuovi farmaci di uso più facile, più compatibili con un variegato stile di vita e di alimentazione del paziente. Ce ne parla la Prof.Rossella Marcucci.

Professoressa Marcucci, da poco più di dieci anni sono entrati in commercio farmaci anticoagulanti di nuova generazione, ci vuole spiegare le differenze rispetto al passato?

Prof.a Rossella Marcucci

Prof.a Rossella Marcucci

Gli anticoagulanti di prima generazione, chiamati antagonisti di vitamina K (Coumadin e Sintrom), in uso più o meno dagli anni ’50, sono un gruppo di farmaci che richiede un controllo periodico dell’INR in laboratorio per l’aggiustamento della dose. Solitamente ne occorre una cps una volta la settimana nelle prime settimane, per ottenere un valore in base al quale si stabilisce il dosaggio definitivo (valore INR compreso fra 2 e 3). Successivamente occorrono controlli, in media ogni 15 gg. Questi farmaci in genere sono meno “maneggevoli” rispetto a quelli di più recente concezione perché sono farmaci ad azione indiretta. Mi spiego, l’azione anticoagulante del farmaco risente di molti fattori, principalmente dietetici, e per far sì che il valore di INR rimanga costante, è necessario ridurre possibili interferenze: per quanto riguarda la dieta, non ci sono cibi vietati, ma è opportuno seguire una dieta ‘monotona’, costante, per evitare eccessive variazioni dell’effetto anticoagulante del farmaco. Diverso il discorso per i farmaci di ultima generazione.

Quali sono le caratteristiche di questi ultimi?

I nuovi farmaci sono anticoagulanti diretti, ossia vanno a bloccare la coagulazione del sangue senza interferenze, non sono influenzati da altre variabili. Hanno un’alta biodisponibilità, come si dice, ossia tutto il farmaco che introduco avrà un effetto anticoagulante. Il dosaggio può essere deciso all’inizio in base all’età, funzionalità renale, sesso e peso. La dieta associata è libera per il paziente. Un altro effetto importante è che hanno mostrato un profilo di sicurezza maggiore in merito agli effetti collaterali. In entrambi i farmaci, vecchi e nuovi, sia chiaro, l’effetto collaterale più importante è il sanguinamento, ma nei nuovi si è molto ridotto il rischio di emorragie severe, come ad esempio l’emorragia cerebrale.

In quali casi vengono prescritti gli anticoagulanti nei pazienti con cardiomiopatia?

Nelle cardiomiopatie quando – e succede spesso – compare l’aritmia più frequente, la fibrillazione atriale, e in caso di cardiomiopatia dilatativa per evitare la formazione di trombi a livello dell’atrio o del ventricolo sinistro.

Una questione cruciale: in quali casi è consigliabile prescrivere la vecchia o nuova generazione di farmaci?

I farmaci in vigore ormai da anni, sia chiaro, restano validissimi e sono usati tuttora in certe condizioni cliniche. I nuovi possono essere usati in caso di fibrillazione atriale, con l’esclusione dei pazienti con protesi valvolari meccaniche e di quelli con stenosi mitralica grave. I pazienti con Fibrillazione atriale, con l’invecchiamento della popolazione, sono molto più numerosi di quanto si crede comunemente, anche perché la fibrillazione atriale può essere “occulta”, cioè non avvertita dal soggetto. Dunque la platea dei potenziali pazienti è abbastanza ampia. Un altro campo di impiego è costituito dai pazienti con trombosi venosa profonda e/o embolia polmonare.

Quali sono le controindicazioni per i nuovi farmaci anticoagulanti?

Paradossalmente la loro facilità di utilizzo può far sì che il paziente non abbia consapevolezza di ciò che sta assumendo e si dimentichi di prenderli o eviti i controlli medici. In una parola il rischio è soprattutto comportamentale, perché il paziente per inconsapevole leggerezza può rimanere scoperto per le varie patologie che sta curando. I controlli invece restano importantissimi, almeno una volta ogni sei mesi. Si tratta comunque di farmaci anticoagulanti a rischio di sanguinamento: emocromo e funzione renale (cioè misurazione della creatinina) vanno controllati almeno ogni sei mesi.

Fino a pochi mesi fa la prescrizione di questi nuovi farmaci non era semplicissima, ora qualcosa è cambiato…

Adesso esiste un percorso di prescrizione del farmaco con una “nota 97”, un termine tecnico, che consente la prescrizione da parte del medico curante in caso di fibrillazione atriale. Ossia, non si tratta di una ricetta normale ma di una prescrizione entro un piano terapeutico. Fino a poco tempo fa tutto questo era a carico di “soggetti prescrittori”, ossia di specialisti afferenti al Servizio sanitario, mentre ora può farlo anche il medico di famiglia. Una nota a proposito dei costi che riguarda in fondo tutti i nuovi farmaci. Va considerato che questi nuovi prodotti sono molto più costosi, quasi venti volte tanto, dei vecchi farmaci. E ciò non tanto per l’uso di tecnologie o componenti particolari, ma solo perché è stato necessario un lungo processo e un grosso impiego di risorse per metterli a punto. E’ il problema di tutti i nuovi farmaci !!