L’impresa del dott. Pedemonte: sport e sostegno ad AICARM
di Francesca Conti
Lei è un medico con una grande passione per lo sport. Ci racconta un po’ di sé? Chi è Andrea?
Come nasce l’idea di questa impresa sportiva?
Durante questo percorso ho avuto un infortunio, e mi sono trovato nella condizione di non poter fare tutta l’attività che volevo. Inoltre, essendo specializzando in medicina dello sport, nel corso del lavoro mi trovo in situazioni in cui devo dare la brutta notizia a pazienti che, almeno temporaneamente, sono costretti a non fare più attività fisica o agonismo.
Ho toccato sempre più con mano queste situazioni di stop dallo sport e mi sono immedesimato. Sono una persona, un medico, che investe molto sul rapporto col paziente e mi piace la relazione umana. Mi sono preso a cuore queste situazioni pensando: “Se dovesse succedere a me, sarebbe una notizia devastante per uno come me che non sta quasi mai fermo.”
Così il progetto ha assunto un significato più profondo?
Solo all’inizio della settimana, vedendo condizioni meteorologiche favorevoli, ho organizzato tutto in un lampo. Ho fatto una raccolta su GoFundMe con un reel su Instagram spiegando chi sono e le mie intenzioni. C’è stata un’ottima risposta sui social fin dai primi giorni e alla fine si è raccolta una bella cifra.
Perché ha scelto di sostenere anche cause ambientali?
Ci racconta nel dettaglio la sua impresa?
Alle 17:30 sono partito in bicicletta da Genova per un percorso di 222 chilometri con 2.700 metri di dislivello per arrivare alla frazione di Staffal in cima alla valle di Gressoney, a 1.800 metri di altezza. Durante questo percorso, che è durata dalle 17:30 fino alle 3:15 di notte del 1° giugno, sono stato scortato da mio padre, mio cognato e mio nipote che mi passavano cibo e acqua. Ho pedalato per circa 9 ore.
Lì ho cambiato attrezzatura. Un mio amico mi ha accompagnato a piedi fino a 2.700 metri, dove Francesco De Fabiani e altri amici avevano portato l’attrezzatura per lo sci alpinismo con una Jeep. Alle 6 di mattina abbiamo iniziato l’ascesa: una prima parte più tecnica con Francesco, che conosce bene le tracce, poi dai 3.600 metri siamo saliti fino a 4.556 metri alla Capanna Margherita, arrivando verso le 15:15. In totale sono state 22-23 ore di attività.
Dalla vetta abbiamo tolto le pelli dagli sci e siamo scesi fino al rifugio dove ci siamo fermati a dormire. Quando sono andato a letto, complessivamente ero stato 38 ore filate in veglia.
Dalla Videoteca del Cuore
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E in cima c’è stata una sorpresa, vero?
Come ha affrontato fisicamente questa sfida?
Perché ha scelto di sostenere AICARM?
Quali sono i suoi progetti futuri?
Cosa la spinge a queste imprese?
Inoltre, avendo cinque nipoti, spesso penso che questo mondo sta cambiando velocemente e bisogna cercare di muoversi, darci una mossa noi più grandi per lasciare una condizione meno difficile di quella che probabilmente li aspetta. Il discorso “dal fondo del mare fino alla vetta” è proprio quello: cercare di abbracciare tutti gli ambienti e sensibilizzare sul fatto che tutto cambia a 360 gradi.
