Desiderare un figlio pone problemi di non semplice soluzione per chi è affetto da cardiomiopatia. Se si è donna la paura e le emozioni giocano un ruolo ancora più pesante perché viene messa in gioco la sua stessa salute. Per comprendere meglio le speranze e le sensazioni provate da queste donne, abbiamo raccolto la gentile testimonianza di Bruna, 26enne in dolce attesa affetta da cardiomiopatia ipertrofica (CMI).

Bruna ci ha detto che le preoccupazioni e le paure, per sé e per la sua bambina, sono molte ma “non devono bloccare una donna che sogna di diventare madre”. Le preoccupazioni per sé stessa sono dovute al suo essere “scoperta”, ovvero di trovarsi in un periodo, il primo della sua vita, in cui non assume le medicine che l’hanno aiutata a controllare la sua cardiomiopatia. Di paure ce ne sono anche per la sua bambina, principalmente a causa della possibilità di tramandarle la variante  genetica responsabile della malattia. Si potrebbe scoprire subito la loro presenza effettuando una amniocentesi, un esame poco invasivo tramite il quale è possibile fare diagnosi di malattie congenite già nei primi mesi di gravidanza. Tuttavia, Bruna e suo marito hanno deciso di non eseguire questo esame in quanto non avrebbe fatto differenza sulla loro scelta di diventare genitori.

Ovviamente, sperano con tutto il cuore, come ogni genitore e forse anche di più, che la loro bambina sia sana. Bruna in ogni caso è pronta a guidare sua figlia nella lotta contro questa malattia ed a assisterla con tutte le forze in ogni difficoltà; è proprio questa convinzione che ha dato la spinta definitiva a Bruna e suo marito. Inoltre, partendo dalla sua esperienza personale, Bruna sa bene che la ricerca medica ha consentito ai cardiologi di avere a disposizione terapie sempre più efficaci per combattere questa patologia. Nei prossimi anni saranno disponibili nuovi farmaci, che daranno ancora migliori risultati nel controllo della cardiomiopatia ipertrofica e ci saranno progressi anche nelle tecniche e nelle tecnologie di cardiochirurgia, tanto che alcuni interventi diventeranno meno invasivi e più efficaci. L’avanzare della medicina può quindi dare fiducia a chi desideri un figlio, ma la più importante consapevolezza che ha spinto Bruna nella sua decisione è la convinzione che non sarà da sola a combattere contro la malattia della sua bambina nel malaugurato caso ce ne sia  bisogno. Bruna, suo marito e tutta la famiglia faranno fronte unico nell’aiutarla a crescere in armonia con la sua eventuale malattia. Bruna è consapevole che lei stessa potrà essere la migliore guida per sua figlia, poiché da tanti anni convive con la CMI e quindi potrà usare la sua esperienza e la sua sensibilità per poterla capire ed aiutare.

Nella sua decisione Bruna ha dovuto valutare i rischi a cui lei stessa sarebbe andata incontro durante la gravidanza. Fino a qualche decennio fa era davvero rischioso per una donna affetta da CMI portare avanti una gravidanza, per la sua stessa salute e anche per la sua stessa vita. Oggi le cose sono fortunatamente cambiate. È molto importante che la donna sia seguita durante la gravidanza, oltre che dal proprio ginecologo anche da un cardiologo esperto in modo da tutelare la sua salute, e quella del bambino, oltre che per ricevere spiegazioni e rassicurazioni. Ci sono infatti dei cambiamenti notevoli nel corpo di una donna nel corso dei 9 mesi di gestazione e questi a volte possono preoccupare o spaventare. Anche il cuore si trova in una nuova situazione a cui si deve adattare. Uno di questi adattamenti è per esempio l’aumento fisiologico della frequenza cardiaca. Pur essendo un fenomeno normale, questo aumento del ritmo cardiaco ha spaventato Bruna: per una donna con CMI che al momento non assume temporaneamente alcun farmaco, come nel suo caso, può essere un evento vissuto con preoccupazione ed ansia. In queste situazioni la rassicurazione del cardiologo esperto può fare la differenza nello stato emotivo della paziente.

Il messaggio che Bruna ci trasmette è pertanto quello di non rinunciare alla maternità, qualora desiderata, perché la frontiera della medicina si è spostata in avanti in questi ultimi anni nella capacità di gestire la cardiomiopatia ipertrofica. E questo avverrà ancora di più nel prossimo futuro sia per la medicina che per la chirurgia. Questa malattia genetica non deve frenare gli aspiranti genitori ed in particolare la madre affetta. Il segreto per affrontare con serenità la gravidanza sta nel rivolgersi a medici esperti e di fiducia che possano far sentire la paziente protetta, e nell’avere la certezza di voler guidare il proprio figlio nella lotta all’eventuale malattia.