Carenza di Ritmodan: cronistoria del nostro impegno verso i pazienti con cardiomiopatia
Aicarm ringrazia AIFA e le altre istituzioni che si sono attivate per dare una soluzione all’ennesima situazione di crisi nei processi di produzione e distribuzione di un farmaco usato con successo per la cura della cardiomiopatia ipertrofica.
di Francesca Conti
L’8 luglio 2025 è stata una data importante per migliaia di pazienti italiani affetti da cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: l’Agenzia Italiana del Farmaco ha comunicato ufficialmente che la carenza di Ritmodan e Ritmodan Retard si è conclusa. Le attività di distribuzione sono riprese, anche se potrebbero servire ancora alcuni giorni prima che la situazione torni completamente alla normalità.
La rete dei grossisti farmaceutici è stata già informata e si prevede che nel giro di poco tempo tutte le farmacie del territorio nazionale possano rifornirsi attraverso i canali abituali.
La vicenda del Ritmodan rappresenta l’ennesimo capitolo di una storia che si ripete con preoccupante frequenza nel panorama farmaceutico italiano. Il medicinale a base di disopiramide, prodotto dalla società tedesca CHEPLAPHARM AG, era scomparso dagli scaffali delle farmacie lasciando senza terapia centinaia di pazienti che ne dipendevano per controllare una patologia cardiaca grave e potenzialmente fatale.
A fronte del persistere del problema, AICARM il 25 giugno 2025 ha lanciato per prima l’allarme. In un comunicato il professor Franco Cecchi, presidente dell’associazione e già docente di Malattie Cardiovascolari all’Università di Firenze, non ha usato mezzi termini nel descrivere la situazione come “una palese violazione di un diritto fondamentale”.
La sparizione del Ritmodan non costituiva un caso isolato per AICARM. L’associazione aveva già dovuto fronteggiare emergenze simili con altri farmaci cardioprotettivi, tra cui il Nadololo e la stessa disopiramide in formulazioni precedenti. Un pattern inquietante che vedeva sempre la stessa azienda produttrice al centro delle difficoltà di approvvigionamento.
“La concentrazione della produzione nelle mani di un singolo produttore crea situazioni di vulnerabilità inaccettabili”, aveva denunciato l’Associazione, sottolineando come questa dipendenza monopolistica mettesse a rischio la continuità terapeutica di pazienti con patologie croniche gravi.
Nei mesi di carenza, si era scatenato quello che AICARM aveva definito una vera e propria caccia al farmaco. I pazienti si trovavano costretti a peregrinare da una farmacia all’altra, spesso invano, mentre alcuni riuscivano a reperire il medicinale solo attraverso canali alternativi e a prezzi esorbitanti.
Il farmaco, che normalmente costa tra i 5 e i 7 euro ed è completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, veniva offerto all’estero a 45 euro a confezione, quando disponibile. Una situazione che aveva innescato fenomeni speculativi e accaparramento, trasformando una terapia salvavita in un bene di lusso accessibile solo a chi poteva permetterselo.
La questione sollevata da AICARM si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge l’intera Unione Europea. L’Agenzia Europea dei Medicinali ha riconosciuto l’emergenza carenze farmaceutiche come una sfida prioritaria, creando una “Lista dell’Unione dei Medicinali Critici” che include oltre 240 principi attivi essenziali.
La Società Europea di Cardiologia ha contribuito a questa mappatura, evidenziando come le carenze di farmaci rappresentino una minaccia crescente per i sistemi sanitari, con implicazioni che vanno ben oltre l’aspetto puramente medico, toccando questioni etiche, economiche e sociali.
Durante i mesi di crisi, AICARM ha formulato richieste precise alle istituzioni: intervento immediato per risolvere la carenza, implementazione di sistemi di monitoraggio e prevenzione, diversificazione delle fonti produttive per evitare dipendenze monopolistiche.
Il ritorno del Ritmodan in farmacia chiude un capitolo difficile, ma apre la strada a una riflessione più ampia su come rendere il sistema farmaceutico più equo, affidabile e centrato sui bisogni reali dei pazienti.
