Carico familiare e pregiudizi: proteggere il cuore delle donne
Il convegno di AICARM APS
Medici, pazienti, ricercatori e donne impegnate nel sociale si sono ritrovati a Firenze sabato 8 novembre all’Istituto degli Innocenti per confrontarsi su un tema ancora troppo trascurato: le specificità cardiologiche femminili. Titolo del convegno: “Il cuore delle donne – Diversità anche nelle Cardiomiopatie”, nato dalla collaborazione tra AICARM APS e Soroptimist Firenze 2
di Francesca Conti

Didascalia dell’immagine
Lo squilibrio nella ricerca cardiologica: il punto del prof. Olivotto
Il convegno ha rappresentato un’occasione di divulgazione e incontro tra mondi diversi accomunati dall’obiettivo di portare finalmente al centro dell’attenzione la salute cardiovascolare delle donne.
«I maschi hanno dettato le regole non solo perché per tanto tempo sono stati medici più delle donne, ma soprattutto perché i pazienti negli studi clinici erano prevalentemente uomini», spiega il professor Iacopo Olivotto con una franchezza che svela decenni di interpretazioni distorte. «Il risultato? Protocolli di prevenzione e terapie modellati sui maschi, mentre le donne purtroppo si ammalano di cuore quanto gli uomini, anche se in età più avanzata».
«I maschi hanno dettato le regole»
Il carico familiare che pesa sulla diagnosi delle donne
Ma il problema va oltre la ricerca scientifica. Olivotto porta alla luce un dato per certi versi sorprendente: «Ci sono studi che dicono che le donne single arrivano alla diagnosi molto prima delle donne sposate e delle donne con figli. Un fenomeno che attraversa diverse patologie, non solo cardiologiche, e che rivela quanto il carico di cura familiare pesi sulla salute femminile. “Quando c’è una famiglia, la donna si fa carico molto più dell’uomo ed è quindi sempre preoccupata per tutti, ma sicuramente meno per se stessa».
«La donna si fa carico molto più dell’uomo»
Sintomi sottovalutati e pregiudizi: l’intervento del prof. Cecchi
Il professor Franco Cecchi, presidente di AICARM, punta il dito contro un pregiudizio ancora radicato: «Prima cosa è dare importanza ai sintomi delle donne, non pensare che siano nevrotiche, ansiose, aggressive. Alcune malattie si manifestano in modo diverso». E aggiunge un esempio emblematico: «Abbiamo sentito delle aritmie che sono tipiche delle donne e, siccome spesso vanno e vengono, non vengono prese in considerazione».
Come è nato l’incontro tra AICARM e Soroptimist
Marigrazia Catania, che ha fatto da ‘gancio’ tra le due realtà organizzatrici, racconta la genesi di questo evento: volontaria attiva di AICARM e soroptimista, ha visto nella medicina di genere, uno dei pilastri del Soroptimist, l’occasione perfetta per coniugare le due anime. «I relatori di AICARM li conosco, li ho sempre sentiti parlare in senso generale, ma questa volta sono riusciti a virare il tema della cardiomiopatia in una veste nuova, legata alle donne».
Il ruolo nazionale del Soroptimist nella medicina di genere
Rita Chiappa, Programme Director Nazionale del Soroptimist, colloca l’iniziativa in un contesto ancora più ampio: «La Presidente del Soroptimist International, Renata Trothman, ha detto che la medicina di genere sarà uno dei suoi focus principali dal gennaio 2026». E apprezza la capacità divulgativa dell’evento: «Da non specialista ho seguito con molta facilità, proprio per l’abilità dei relatori di ridurre concetti complessi a un pubblico non necessariamente specialistico».
Un pubblico eterogeneo, un dialogo nuovo: la visione di Sandra Zecchi
La professoressa Sandra Zecchi coglie l’essenza innovativa della giornata: «È venuto fuori un melting pot veramente di tantissime cose: un’associazione pazienti-medici, un’associazione di donne impegnate nelle professioni, l’accademia che si adatta a un auditorio non di addetti ai lavori». E aggiunge una riflessione cruciale: «Quando si pensa alla medicina di genere si pensa alle ginecologhe, al parto. In realtà c’è tutto un mondo dietro che è molto giusto scoprire e che, grazie prevalentemente alle donne, sta venendo fuori sempre più prepotentemente».
«Un melting pot di tantissime cose»
Le testimonianze dei pazienti e il cambiamento culturale
Nel pomeriggio, le testimonianze dirette dei pazienti hanno completato il quadro, trasformando dati e statistiche in storie concrete. Perché, come ricorda Olivotto, il cambiamento deve partire dalla sensibilità diffusa: «Non è solo il retaggio dell’etichetta della donna ansiosa, è proprio il fatto che la donna talvolta si trascura per prendersi cure degli altri. E questo modello deve evolversi a livello di cura primaria, non di cura specialistica, a partire dai medici di base».
La necessità di continuare: perché questo convegno non deve restare un episodio isolato
Un convegno che, come auspica Zecchi, «mi piacerebbe si potesse ripetere». Perché riconoscere le differenze di genere in medicina non è questione ideologica o di sensibilità: è il fondamento stesso di una pratica clinica corretta ed efficace.
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